Inicio Foros ¿Cómo son vistos los argentinos que emigran? EL MAE teme la invasion de los descendientes de italianos

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    IL TEMPO
    La Farnesina teme l’invasione degli oriundi
    di Natalia Poggi
    9 agosto 2002
    Nessun allarmismo su imminenti invasioni di oriundi italiani dal Sudamerica, pressati dalla crisi economica che si estende a macchia d’olio da una nazione all’altra ma la presa di coscienza di una preoccupante escalation dei problemi che attanagliano il continente latinoamericano. «E’ una polveriera che potrebbe esplodere da un momento all’altro con il rischio che la situazione diventi ingovernabile — sostiene il sottosegretario agli Esteri Mario Baccini — Ho voluto sottolineare, con il mio intervento al premier Berlusconi, la necessità di alzare il livello di attenzione. Argentina, Uruguay, Brasile ma anche Venezuela, Perù, Paraguay e Colombia hanno seri problemi politici, economici e sociali. Bisogna alzare il livello di guardia e l’Italia come ha già positivamente fatto in passato, deve adoperarsi per sensibilizzare l’Europa e gli organismi internazionali. Lo scopo principale è favorire una politica di sostegno nel tentativo di risollevare le sorti di quei paesi in difficoltà».

    D. Ma è vero che il precipitare degli eventi ha fatto aumentare il numero degli oriundi che chiedono il passaporto italiano?

    R. «Nel 2001 in Argentina abbiamo rilasciato 14.000 passaporti. Nel 2002 ne prevediamo il doppio visto che in agosto siamo già arrivati a 13000, in media 100 al giorno. E ora non ci sono solo gli oriundi argentini. Dobbiamo consentire a questi nostri connazionali di poter rimanere nel paese dove sono nati e vissuti. Venire in Italia dovrebbe poter essere una scelta e non una necessità. Per la maggior parte di loro che non parlano neanche l’italiano si tratta di uno sradicamento».

    D. Come si può intervenire a breve e medio termine, dunque?

    R. «L’Italia la strada l’ha già indicata con l’Argentina. Un finanziamento di 100 milioni di euro per aiutare la piccola e media impresa, la cooperazione con organismi non governativi per interventi mirati alle fasce più deboli, l’opera di mediazione per garantire quella politica di apertura internazionale che prevede gli accordi con l’Fmi».

    D. Le ultime ore parlano di una situazione drammatica in Colombia

    R. «Ho assistito ad una telefonata tra il presidente Ciampi e il neo premier Uribe in cui quest’ultimo si dichiara inerme a controllare nel suo paese la produzione di cocaina. E chiede la mediazione italiana per sollecitare l’Onu a favorire una politica di riconversione che invogli i contadini a sostituire le colture di coca in prodotti agricoli».

    D. Quindi la mossa vincente resta una politica di sostegno dall’esterno?

    R. «E’ quella che il nostro governo persegue e con buoni risultati. Ultimo ma solo in ordine di tempo, è ad esempio è un progetto specifico per i giovani latinoamericani, il finanziamento di un fondo intitolato significativamente a De Gasperi che dovrebbe aiutare le microimprese latino-americane».

    D. Qualche divergenza di posizione di vedute tra lei e il ministro Tremaglia sul numero degli oriundi che potrebbero giungere nel nostro Paese?

    R. «Non c’è nessun contrasto tra me e il ministro Tremaglia. L’allarme sull’arrivo degli oriundi e la situazione di crisi ha una valenza soprattutto politica. Non ci sono contraddizioni. Anzi approfitto di questa intervista per esprimere tutta la mia stima sull’attività di Tremaglia e sul suo lavoro di coordinamento con le Regioni per gli aiuti ai paesi latinoamericani e i rapporti di lavoro che ne sono scaturiti».
    ref http://www.esteri.it

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